Dal 12 al 24 febbraio va in scena al Teatro Carignano di Torino Un tram che si chiama desiderio, di Tennessee Williams, traduzione di Masolino D’Amico, con la regia di Antonio Latella (Premio Ubu 2012 e Premio Hystrio). Ne sono interpreti: Laura Marinoni, (Premio Hystrio e Le Maschere del Teatro come migliore attrice protagonista) Vinicio Marchioni, Elisabetta Valgoi (premio Le Maschere del Teatro come migliore attrice non protagonista), Giuseppe Lanino, Annibale Pavone, Rosario Tedesco.
Il testo è noto al grande pubblico grazie alla pellicola di Elia Kazan di cui furono protagonisti Marlon Brando e Vivien Leigh.
L’allestimento proposto da Antonio Latella, la cui attività si divide tra Italia e Germania, segna la prima collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione e si colloca nell’ambito della sua ricerca sull’America, già fonte d’ispirazione del ciclo “Francamente me ne infischio”, work in progress in cinque episodi ispirati a Via col vento.
Il testo racconta la via crucis di una donna segnata da un trauma che l’ha fatta scivolare nel baratro dell’alcolismo e della ninfomania. Ultima erede di una potente famiglia caduta in rovina, Blanche è costretta ad abbandonare agi e ricchezza per sfuggire ai debiti, trasferendosi a New Orleans, dove la sorella Stella vive con il marito Stanley, un giovane immigrato polacco dai modi burberi e violenti. In una casa fatiscente la coppia conduce un’esistenza felice anche se estremamente povera. La sua presenza scatena fin da subito tensioni e conflitti che spezzano il suo già fragile equilibrio. Naufragata la speranza di sposare Mitch, un amico di Stanley, subisce la violenza del cognato e ripiega nella pazzia come atto estremo di salvezza. «Ho capovolto la storia - scrive Latella - concentrandomi sulla scena finale in cui Blanche si abbandona al medico che la allontana dalla casa. Da questa prospettiva lei rivive l’intera vicenda a ritroso come in una seduta di analisi. Gli spettatori vedranno quindi l’intero dramma accadere nella testa di Blanche, come se si trattasse della memoria di una vicenda filtrata dai suoi occhi: la sua mente diventa il luogo dell’azione, lo spazio scenico».
Un tram che si chiama desiderio è la fotografia di un conflitto tra due mondi inconciliabili: l’uno, aristocratico e decadente che si ostina a vivere nell’illusione di un passato glorioso; l’altro, proletario e rampante che cavalca con fierezza il sogno americano, il tutto all’interno di una società in pieno mutamento all’indomani della Seconda guerra mondiale.